venerdì 26 settembre 2008

Sempre peggio.

Ricordiamoci che i Mutui Subprime (cioè mutui concessi con consapelo leggerezza a chi sapevano non avrebbe potuto ripagare il debito..) lo hanno fatto gli americani per sostenere la grande Distribuzione.
Adesso a livello mondiale abbiamo un problema da risolvere.. oppure pensate che la recessione americana e la svalutazione del dollaro non abbia ripercussioni anche sul nostro sistema finanziario economico?
Bravi! bravi! bravi! americani...

Riporto qui un post da Buongiorno-Focus on Finance con l'articolo di Web Sim


MERCATO DEL GREZZO
La crisi finanziaria diventa reale e dalle Borse si sposta nei portafogli. Un assaggio in Europa lo abbiamo già avuto con il Pil medio dell'area euro che nel secondo trimestre è sceso sotto lo zero e secondo gli analisti promette di essere negativo anche nel prossimo. La stretta creditizia e il calo dei consumi potrebbero allargare la recessione anche agli Stati Uniti, dove per ora la crescita del Pil è sempre rimasta positiva. L'iniezione di 700 miliardi di dollari promessa dall'amministrazione Bush, a cui potrebbero aggiungersi 100 miliardi per sostenere i consumi, potrebbe infatti sostenere le Borse, ma non sarà indolore per il popolo americano. I conti sono presto fatti. "Se all'attuale debito Usa pari a circa 9.600 miliardi, aggiungiamo il costo per il piano appena annunciato, 800 miliardi, e quello per il salvataggio di Fannie Mae e Freddy Mac, 1.500 miliardi, arriviamo a un debito di 11.800 miliardi di dollari, pari all'89/90% del Pil Usa", spiega Antonio Cesarano, strategist di Monte dei Paschi di Siena Capital Services. Anche Merrill Lynch in una nota pubblicata domenica scorsa mette in guardia dalle implicazioni del maxi piano di salvataggio che "non sarà indolore per i contribuenti americani, minerà la credibilità del sistema politico Usa, peggiorerà la qualità delle attività del Tesoro e, ancora, disincentiverà il rientro dei capitali". Quattro punti che si traducono in un forte deprezzamento del dollaro. Di simile parere è anche Morgan Stanley, altra banca d'affari Usa sopravvissuta, secondo cui il vero problema del piano è nei dettagli, che ancora mancano.
Il piano del Tesoro approderà al Congresso in questi giorni, ma i tempi per approvarlo sono stretti perché a breve il Parlamento verrà chiuso in attesa delle elezioni presidenziali. "Quello che ancora non è chiaro - si legge nel report - è innanzitutto una lista degli asset che il governo dovrebbe acquistare, il loro prezzo, come saranno suddivisi futuri guadagni o le future perdite e, soprattutto, quale sarà il costo per i contribuenti".Domande di non poco conto. Secondo quanto finora è emerso, il Tesoro acquisterà i titoli illiquidi nei portafogli delle banche con un asta al ribasso, ovvero offrirà una certa cifra, saranno poi le banche a decidere quali asset cedere a quel prezzo. Se dalle banche arriveranno troppi titoli, il governo abbasserà l'offerta. Il rischio principale di questa metodologia riguarda le banche che dopo l'asta avranno ancora in portafoglio titoli finora considerati illiquidi: con l'asta si sarà fissato un prezzo di riferimento che, in teoria, dovrebbe essere recepito nei bilanci: a quel punto si avrebbe una nuova ondata di svalutazioni. Un altro dubbio riguarda i costi. Le diverse banche d'affari si chiedono come verrà ripagato il debito Usa. Le ipotesi sono diverse: stampando moneta si rischia di aumentare l'inflazione e deprimere il dollaro. Al contrario, chiedere nuove tasse ai contribuenti sembra insostenibile. Qualunque misura sarà attuata, il risultato sarà quello di comprimere la capacità di acquisto di milioni di americani rischiando di portare la maggiore economia del mondo in recessione. "A questo si aggiungono le difficoltà legate alla restrizione del credito che potrebbe peggiorare l'andamento dell'economia reale", spiega ancora Cesarano. Finora si è parlato solo di Stati Uniti, ma anche i governi europei potrebbero essere chiamati a fare la loro parte. "A differenza di noi, gli Stati Uniti possono giocare su diverse leve, aumentare il deficit/Pil anche fino al 4/5% e agire facilmente sul deprezzamento del cambio", spiega l'economista, che dopo l'indebolimento del dollaro si aspetta un peggioramento anche della nostra moneta unica.

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