venerdì 30 gennaio 2009

Patrick, we love you...

And want to remember you like this!


venerdì 23 gennaio 2009

E' panico?

Tre settimane di fuoco, dopo un breve prologo illusorio di tre sedute, e il 2009 di Piazza Affari ha già totalizzato una discesa del 10%.

La gravità della situazione è confermata dal fatto che già il 2008 si era chiuso con una perdita del 50% e tutti si auguravano almeno una “ripresina”. Invece, proprio oggi l’indice Mibtel è ridisceso a livelli che non toccava dal luglio 1997, quando nelle nostre tasche tintinnava ancora la vecchia lira.

Nessun rimbalzo quindi, nessuna voglia di comprare azioni a prezzi scontati. Ma di quale sconto si può parlare, infatti, se gran parte degli strategisti descrive le prospettive dei mercati azionari con toni a dir poco apocalittici?

E paradossalmente, conta poco il fatto che molti di loro portino ancora la casacca sgualcita di quelle istituzioni finanziarie che sono state corresponsabili dei disastri attuali. Vien da chiederci: ma non potevano dircele prima queste cose, quando nel pentolone bolliva un intruglio fatto da ingredienti misteriosi che soltanto loro dovevano ben conoscere?

Adesso tutti giù a pontificare che il peggio non è alle spalle, che di auto non se ne venderanno più, che le case, quelle finite, resteranno sfitte per decenni, mentre quelle non finite, resteranno lì a metà dell'opera a imperitura memoria del crash del 2008... sperando che non venga cancellato dall’imperitura memoria del crash del 2009. 

Il mercato è giustamente disorientato, così come lo sono le autorità pubbliche e gli imprenditori. Solo un anno fa i manager proiettavano dati fino alle calende greche tanta era la visibilità sul futuro radioso del mondo. Ora, quando sfidano l’impossibile, si spingono a confermare che il giorno dopo saranno seduti alla loro scrivania.

Oggi viviamo in un mondo che non ha alcuna certezza sul futuro e purtroppo per chi investe in Borsa è la cosa peggiore. Chiunque può sostenere tutto e il contrario di tutto. Se una banca annuncia un buco, qualcuno può sempre dire che il buco era più grosso. Anche per questo ogni prezzo di Borsa ha la sua ragionevolezza: se la Fiat è fallita vale “zero”, se la Fiat diventerà uno dei protagonisti mondiali dell’industria dell’auto, fra 5 anni potrebbe valere 50 euro.  

Erano molto più belli i tempi della certezza, quando per esempio la scorsa estate correvamo ad acquistare il petrolio a 145 dollari al barile perché destinato ad arrivare “certamente” a 200 dollari al barile entro la fine del 2008. Oggi, sei mesi dopo, è a 42 dollari al barile.

Non fa niente, siamo tutti certi che a 200 dollari ci tornerà prima o poi, basta aspettare. L’unico problema è che non sappiamo dove parcheggiare i barili.

www.websim.it


lunedì 12 gennaio 2009

Se mi guardi TI SENTO...sordità, frustazioni, emozioni, speranze


Se mi guardi TI SENTO

di Loris Facchinetti

Nel rispetto della risoluzione dell‘Unione Europea, i Francesi stanno già inserendo la Lingua dei segni nei programmi delle elementari. Ma solo se la scuola si aprirà totalmente, il bambino non udente potrà essere messo in condizione di comunicare con il mondo in maniera completa. E, in questo, l’Italia può essere un Paese d’avanguardia. È il sogno di Ida Collu, presidente dell’Ente Nazionale dei Sordomuti.

 Ida Collu, presidente
dell'Ente Nazionale Sordomuti

È un continente inesplorato, separato, diverso, un arcipelago indefinito e rarefatto dove gli abitanti comunicano in lingue sconosciute fatte di segni, di espressioni, di gesti, di simboli. È un pianeta dove vivono uomini, donne e bambini che sorridono, piangono, soffrono, gioiscono come tutti e come tutti amano e sognano, ma diversamente da tutti noi, non possono sentire. Sono i “non udenti”. Nessun rumore. Non un suono, un fruscìo, un sussurro. Non un brusìo, un mormorìo sommesso, un canto lontano, un’allegra risata, un frinire di cicala. Niente ticchettìo di pioggia o frangersi di risacca o rombo di tuono. Mai parole dolci d’amore, vagiti di bimbi, gemiti di dolore. Non uno stormire di foglie, un sibilo del vento, un grido, una melodia, una musica.

Nessuna voce per bisbigliare, per urlare, per invocare, per pregare. Mai una voce per chiamare, per cercare, per parlare. Mai il suono del “tuo” nome. Mai la magia del “suo” nome. Mai. Silenzio: più che nelle inaccessibili altitudini di un monastero tibetano, più che tra le mistiche ombre di un’antica clausura, più ancora che nel deserto tra le pietre consumate di un nascosto eremo o nella solitudine sconfinata dell’oceano. Nessun rumore, nessun’ eco. Il silenzio.

È la patria della comunità dei sordi. Pensieri, immagini, paure e sentimenti cercano sentieri impossibili per tramutarsi in parole e suoni. Slanci, sogni e desideri si spengono prima di bussare al cuore e alla mente degli “altri”, trattenuti sulla soglia della società della parola, esitanti sul confine invisibile che separa il silenzio dal suono.

Ma è anche un mondo dove ogni vibrazione, ogni palpito, ogni piccola sfumatura, ogni leggero fremito dell’anima diventano un linguaggio pieno ed intenso, vasto e profondo, unico ed essenziale come linfa che alimenta e nutre la vita. Comunicare. Comunicare con gli “udenti”, padroni della parola, dominatori dei suoni, costruttori della società del rumore, indifferenti protagonisti di una civiltà che produce esclusioni e crea emarginazione, è il dramma ed il desiderio millenario della “comunità silenziosa”.......

Un'altra dimensione che spesso non comprendiamo. Mi pregio presentarvi questo splendido articolo che descrive il mondo dei non udenti. Per leggere l'articolo completo, cliccare sul link del titolo

sabato 10 gennaio 2009

Da ALTROCONSUMO... Notizie sul D.L. 29 nov 2008 N. 185


Nell' ultimo numero di Soldi & Dirittti di Altroconsumo (www.altroconsumo.it) c'è un articolo molto interessante sull'ultima manovra del Governo a favore dei mutuatari vi è un articolo a pag. 8 intitolato "E' arrivato un aiutino" che rafforza ogni mio dubbio riguardo la manovra. 
Si legge ad esempio sul Decreto "Anti crisi" (D.L. 29 nov 2008 n.185) Su tutti i giornali si è parlato di un tetto massimo del 4%. Ma non è precisamente così. In realtà, il decreto governativo ha stabilito che, per chi ha un mutuo a tasso variabile, il tasso che resta in carico al mutuatario è quello più alto tra il 4% e il tasso stabilito al momento in cui si è stipulato il contratto. Questo significa che tutti i cittadini che sono partiti con un tasso superiore al 4% difficilmente trarranno vantaggio da questo provvedimento: per il semplice motivo che i tassi di mercato oggi sono tendenzialmente più bassi.Solo chi ha uno spread particolarmente alto potrebbe guadagnarci." Quindi in poche parole, chi aveva stipulato a tasso iniziale inferiore al 4% godrà appunto di tale beneficio al 4% che è stato riportato sui giornali.
Continua poi dicendo che il beneficio per coloro che hanno aperto il mutuo prendendo come riferimento gli anni 2003/2006 sarà al massimo di 39 euro, tra l'altro a carico dello Stato. Sul tasso BCE prescritto quale indicizzazione ai nuovi mutui per la casa, chiede di far attenzione. Sì, sarà anche un po' più stabile... ma le banche adegueranno il minor introito con uno spread maggiore.
Finisce l'articolo comunque auspicandosi una maggior concorrenza fra le banche, vero stimolo al ribasso dei costi di un Mutuo... e il Governo cosa fa?

mercoledì 7 gennaio 2009

La Polemica contro i siti dei mafiosi non cambia l'atteggiamento strafottente di Facebook


IL CASO ON LINE
Mafiosi su Facebook, esplode la polemica sul Web
La mafia sbarca su Facebook, e solo a distanza di tempo scatta la polemica. Totò Riina, Bernardo Provenzano e altri loschi personaggi, che hanno fatto scandalo sulle pagine della cronaca nera degli anni passati, diventano “idoli” di chi frequenta il più famoso social network del Web.

E’ poco più di un mese che il fenomeno dei “malviventi celebri” ha preso piede su Facebook, e per farne parte ci vuole veramente poco. Infatti è possibile incappare in questi gruppi non soltanto cercandoli, ma basta che un conoscente si sia iscritto o sia diventato fan della pagina in questione per poi vederlo comparire scritto sulla propria bacheca. A quel punto basta ciccare sul collegamento e il gioco è fatto. Fortunatamente esiste una procedura che consente di segnalare a Facebook le pagine offensive o provocatorie, in ogni caso rimane comunque preoccupante il fatto che chiunque possa creare pagine inneggianti al crimine.


Ma cosa c’è realmente dietro questi gruppi? Stupidità, incoscienza o una sorta di regia che muove i fili usando Internet per una squallida operazione di “marketing”? Al momento è un mistero, fatto sta che il dato è allarmante, gli iscritti sono migliaia, e ad esserlo ancora di più è che nessuno fino ad ora si sia preoccupato di rimuovere queste pagine dal web.


Fortunatamente però non tutta la rete è “marcia”, e dopo la nascita di questi gruppi a favore del “male” sono nate altre e numerosissime community per combattere il fenomeno. C’è infatti chi propone di raccogliere 100.000 firme per inviare un messaggio al Presidente della commissione antimafia Pisanu, o chi scrive a lettere cubitali “A noi la mafia fa schifo”. Ma le ultime scorribande su Facebook sono una nuova strategia di comunicazione di Cosa Nostra? Qual è il reale confine fra chi diventa amico di Riina e chi progetta altro in rete? Nonostante tutto la Procura di Palermo non ha aperto alcuna indagine sui profili apparsi sul social network intestati a diversi boss mafiosi o sui presunti gruppi di fan. Fonti giudiziarie hanno inoltre rivelato che allo stato sui profili “non si configurano notizie di reato”.


Anche Rita Borsellino è intervenuta a proposito della polemica sollevata sulla presenza di gruppi all'interno del social network a sostegno dei boss mafiosi e ha dichiarato: "Lo strumento di Facebook è utile e importante oltre che moderno. Era prevedibile che qualcuno cercasse di approfittarne per altri scopi e usasse questo mezzo a suo uso e consumo. Verrebbe la tentazione di dire mi tiro fuori dal social network e io ci sono dentro da ottobre scorso. E invece no: bisogna occuparlo per fare in modo che chi ha cattive intenzioni non trovi spazio e sia costretto a confrontarsi con chi invece ne fa un uso corretto.

Quanto alla gestione del social network che si ferma davanti al seno di una donna che allatta e non davanti a gruppi che inneggiano persone che hanno compiuto atti scellerati, ucciso e fatto stragi, questo da' da pensare. Ma – ha aggiunto - deve spingere chi ne fa un corretto uso a dire ci sto dentro almeno per controllarlo e utilizzarlo bene come fa la grande maggioranza delle persone, per estromettere questo tipo di situazioni. E' un pò come quando mi si diceva di lasciare via D'Amelio dopo la strage, io non l'ho fatto, sono loro che se ne devono andare e non noi"

sabato 3 gennaio 2009



NO ALLA MAFIA SU FACEBOOK !

[Photo]

Ho scoperto che sul Social network FACEBOOK che va tanto di moda, un gruppo che inneggiava "No la mafia su facebook"  e mi sono incuriosito andando a vedere di cosa si trattasse. Purtroppo, ed è veramente incredibile, ci sono delle pagine che inneggiano a boss mafiosi con tanto di commenti . UNA VERA SCHIFEZZA che non si può tollerare neanche nel nome della LIBERTA' o della DEMOCRAZIA. QUI SIAMO TUTTI IMPAZZITI. 
QUINDI ho scritto a facebook ( e attendo risposta ) questa lettera in inglese (semmai facessero i finti tonti):
You must forgive me for using this means to talk to someone 
"who counts" at facebook but me and a lot of facebookians are extremely angry with you!
By no means, we accept that may exist "facebook fan pages" 
about MAFIA people as "Totò Riina" and others signaled to you I do not even know! but the pages are still there. What are you waiting for?? This is an extreme offense to good and honest people and I believe it should be shared by you putting more attention to what goes on in your Social network. I pretend , in the name of millions of honest people that don't even know how to contact you, that you immediately forbide and turn off those immoral pages that have been signaled. If you do not do so, we all will write about your awfull behaviour to the world through Internet and by other means. 
Please act now and Vigilate more!

ma FACEBOOK pare fregarsene delle segnalazioni come la mia, e le pagine restano lì, per la gioia di quei delinquentelli che credono al male e non si rendono conto che sono solo cretini... da quanto si sappia, la polizia già sta indagando su di loro! 

Io intanto vi chiedo "BOICOTTIAMO FACEBOOK"  
FINTANTO CHE NON TOGLIERA' LE PAGINE INNEGGIANTI AI BOSS MAFIOSI,  IN NOME DELLA NOSTRA LIBERTA', DEI VALORI MORALI CHE ANCORA, NONSTANTE TUTTO, NON ABBIAMO MAI PERSO. 
Che i mafiosi vadano a inneggiare chi gli pare al bar e non 
su un Social Network!
Per favore scrivete anche voi una lettera a facebook 
reclamando!

giovedì 1 gennaio 2009

Da banca Etica, un insegnamento

Gli studi sulla felicità

 svelano i meccanismi che portano agli scandali e alle crisi finanziarie.

Dopo il caso Enron e quello di Parmalat, in piena crisi finanziaria globale, arriva la grande truffa di Madoff: 50 miliardi di dollari in fumo che mettono in gioco il 5 percento degli asset gestiti in Europa dai fondi dei fondi di hedge.Vale la pena ricordare ancora una volta cosa abbiamo e stiamo sbagliando come economisti (non come frontiera della ricerca ma come cultura economica di base). Secondo l’approccio standard il mercato e i prezzi, che riflettono le scelte di milioni di risparmiatori, sono in grado di raccogliere tutta l’informazione disponibile e dunque di valutare correttamente il valore delle attività finanziarie. Ma il mercato fallisce per via delle asimmetrie informative (ed è del tutto ragionevole e teoricamente dimostrato da Grossman e Stiglitz che, se l’informazione costa in termini di denaro o di tempo, è impossibile che tutti i risparmiatori abbiano in equilibrio la stessa informazione). In tale contesto le istituzioni finanziarie dovrebbero costruire e far applicare le regole ottimali in grado di motivare gli agenti economici a comportarsi in modo non contrario all’interesse collettivo. La storia della finanza degli ultimi anni ci insegna che questo approccio, il migliore degli approcci possibili, ha grosse falle. Perché? L’errore fondamentale che parte della scienza economica ha ormai riconosciuto, ma che non 

è ancora entrato appieno nella cultura economica comune, è che i fondamenti antropologici dell’uomo economico sono sbagliati. Il problema è al solito quello della specializzazione funzionale eccessiva e dell’incapacità dell’economia di aprirsi alle conoscenze delle altre scienze sociali. Per la vulgata economica tradizionale, in un mondo di uomini economici e di istituzioni virtuose la crescita delle remunerazioni dei manager consente di attrarre i migliori talenti e i regolatori sono in grado di controllare che l’autointeresse di questi ultimi sia imbrigliato da un sistema di sanzioni efficaci in un comportamento socialmente non dannoso. Il meccanismo in realtà non funziona. Gli studi recenti sulla felicità (si veda la rassegna dei lavori di Frei e Stutzer sulla più importante rivista economica, il Journal of Economic Literature e i successivi lavori empirici di Fererr-i-Carbonell, Frijters e del sottoscritto) hanno evidenziato un importante effetto psicologico nel rapporto tra denaro e felicità: il denaro provoca “assuefazione”, ovvero scatena un

a rincorsa tra realizzazioni e nuove aspettative che spinge gli individui a desiderarne sempre di più (tecnicamente variazioni di reddito ritardate determinano effetti negativi sulla felicità che compensano in gran parte quelli positivi realizzati al momento in cui le prime si sono verificate). Questo spiegherebbe perché in molte biografie, così come in quella di Madoff, scopriamo inizi virtuosi e capacità di creare valore economico e sociale per la collettività, seguiti da finali poco nobili. Il principio dell’assuefazione e ciò che ne consegue mette in seria discussione un altro assunto dato per scontato dagli economisti. Bisogna pagare molto bene persone che occupano posti importanti per evitare che siano tentate dalla corruzione al fine di “arrotondare” le loro entrate. I risultati degli studi sulla felicità e quelli della psicologia ci insegnano in realtà che se si è pagati “troppo” bene, tanto che la possibilità di ulteriori aumenti di entrate diventa oggettivamente difficile rimanendo all’interno della sfera dei comportamenti leciti, il rischio serio è quello di una spirale incontrollabile di rincorsa tra aspettative e nuove realizzazion

i, con la conseguente ricerca di realizzare queste ultime attraverso comportamenti illeciti. Tutto ciò dà nuova luce e illustra la razionalità profonda di un principio fondamentale in finanza etica e nello screening dei fondi socialmente responsabili. Mettere un tetto al rapporto tra salari dei manager e dell’ultimo dipendente della struttura non è un principio vessatorio dettato da sadismo penitenziale ma, più semplicemente, una regola di buon senso per evitare le dinamiche illustrate. Ancora una volta i principi del rating socialmente responsabile dimostrano il loro buon senso e la loro capacità di prevenire meglio quei rischi finanziari che le agenzie di valutazione, i regolatori tradizionali e la stragrande maggioranza dei risparmiatori (non in grado di cogliere il principio base della finanza per cui ad alti rendimenti si accompagnano sempre alti rischi) non sembrano in grado di segnalare, prevenire e cogliere.

 

Leonardo Becchetti

Docente di Economia – Università Tor Vergata e presidente del Comitato Etico di Banca Etica

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