mercoledì 7 gennaio 2009

La Polemica contro i siti dei mafiosi non cambia l'atteggiamento strafottente di Facebook


IL CASO ON LINE
Mafiosi su Facebook, esplode la polemica sul Web
La mafia sbarca su Facebook, e solo a distanza di tempo scatta la polemica. Totò Riina, Bernardo Provenzano e altri loschi personaggi, che hanno fatto scandalo sulle pagine della cronaca nera degli anni passati, diventano “idoli” di chi frequenta il più famoso social network del Web.

E’ poco più di un mese che il fenomeno dei “malviventi celebri” ha preso piede su Facebook, e per farne parte ci vuole veramente poco. Infatti è possibile incappare in questi gruppi non soltanto cercandoli, ma basta che un conoscente si sia iscritto o sia diventato fan della pagina in questione per poi vederlo comparire scritto sulla propria bacheca. A quel punto basta ciccare sul collegamento e il gioco è fatto. Fortunatamente esiste una procedura che consente di segnalare a Facebook le pagine offensive o provocatorie, in ogni caso rimane comunque preoccupante il fatto che chiunque possa creare pagine inneggianti al crimine.


Ma cosa c’è realmente dietro questi gruppi? Stupidità, incoscienza o una sorta di regia che muove i fili usando Internet per una squallida operazione di “marketing”? Al momento è un mistero, fatto sta che il dato è allarmante, gli iscritti sono migliaia, e ad esserlo ancora di più è che nessuno fino ad ora si sia preoccupato di rimuovere queste pagine dal web.


Fortunatamente però non tutta la rete è “marcia”, e dopo la nascita di questi gruppi a favore del “male” sono nate altre e numerosissime community per combattere il fenomeno. C’è infatti chi propone di raccogliere 100.000 firme per inviare un messaggio al Presidente della commissione antimafia Pisanu, o chi scrive a lettere cubitali “A noi la mafia fa schifo”. Ma le ultime scorribande su Facebook sono una nuova strategia di comunicazione di Cosa Nostra? Qual è il reale confine fra chi diventa amico di Riina e chi progetta altro in rete? Nonostante tutto la Procura di Palermo non ha aperto alcuna indagine sui profili apparsi sul social network intestati a diversi boss mafiosi o sui presunti gruppi di fan. Fonti giudiziarie hanno inoltre rivelato che allo stato sui profili “non si configurano notizie di reato”.


Anche Rita Borsellino è intervenuta a proposito della polemica sollevata sulla presenza di gruppi all'interno del social network a sostegno dei boss mafiosi e ha dichiarato: "Lo strumento di Facebook è utile e importante oltre che moderno. Era prevedibile che qualcuno cercasse di approfittarne per altri scopi e usasse questo mezzo a suo uso e consumo. Verrebbe la tentazione di dire mi tiro fuori dal social network e io ci sono dentro da ottobre scorso. E invece no: bisogna occuparlo per fare in modo che chi ha cattive intenzioni non trovi spazio e sia costretto a confrontarsi con chi invece ne fa un uso corretto.

Quanto alla gestione del social network che si ferma davanti al seno di una donna che allatta e non davanti a gruppi che inneggiano persone che hanno compiuto atti scellerati, ucciso e fatto stragi, questo da' da pensare. Ma – ha aggiunto - deve spingere chi ne fa un corretto uso a dire ci sto dentro almeno per controllarlo e utilizzarlo bene come fa la grande maggioranza delle persone, per estromettere questo tipo di situazioni. E' un pò come quando mi si diceva di lasciare via D'Amelio dopo la strage, io non l'ho fatto, sono loro che se ne devono andare e non noi"

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