Resta senza lavoro: si dà fuoco in Campidoglio
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Una casa popolare, di quelle che cadono a pezzi e si allagano in continuazione. Un passato remoto di piccole rapine e un presente da lavoratore onesto, che non ha i soldi per crescere suo figlio. Vincenzo Cesaretti, 39 anni, era stato licenziato sei mesi fa da un panificio e martedì aveva scoperto che non avrebbe avuto diritto al sussidio di disoccupazione, perché il datore di lavoro non gli aveva versato i contributi. Ieri voleva dimenticare tutto, ma far parlare di sé. Così poco dopo le 9 si è trasformato in una torcia umana, davanti a piazza del Campidoglio. Ma il tentativo di suicidio è fallito grazie a un agente, che è intervenuto prima che il fuoco lo consumasse.
Un’ora prima, uscendo dalla sua abitazione a Ponte di Nona, aveva incontrato un amico. «Gli ho chiesto dove andava - racconta l’uomo -. Non mi ha risposto e ha tirato dritto».
Vincenzo è giunto in Campidoglio, tra il colonnato e l’entrata Sisto IV, quella usata dai dipendenti comunali per accedere al palazzo. Poi si è cosparso di liquido infiammabile e si è dato fuoco. A soccorrerlo è stato un poliziotto, in servizio per la visita dei Reali di Svezia.
L’agente si è tolto il giubbotto e lo ha gettato sull’uomo per spegnere le fiamme, aiutato da alcuni dipendenti del Comune. «Sono disperato», ha confessato con un filo di voce ai soccorritori. «Sono un disoccupato, il mio è stato un gesto dimostrativo», ha confermato più tardi ai medici del Sant’Eugenio, dove è stato ricoverato per ustioni di secondo e terzo grado sul 20 per cento del corpo.
«S’è messo a piangere - ha raccontato la sua compagna Paola -. Mi ha detto che aveva dovuto farlo, perché nessuno lo stava ad ascoltare e gli dava risposte alla sua richiesta di disoccupazione. Aveva lavorato tre anni in una cooperativa. A ottobre era stato licenziato e da metà gennaio non si sa quante volte è andato all’Inps, per chiedere notizie per la disoccupazione. Continuavano a ripetergli di non sapere niente, di farsi vedere più in là». «Due giorni fa - conclude la donna - il direttore dell’Inps lo ha ricevuto e gli ha spiegato che la cooperativa aveva versato solo i contributi pensionistici, ma non quelli per il sussidio».
«Ciò che è accaduto non ci lascia indifferenti - dichiara l’assessore provinciale al Lavoro Massimiliano Smeriglio -. Verificheremo con rigore i comportanti dell’ex datore di lavoro e saremo al fianco di Vincenzo e della sua famiglia, per individuare possibili soluzioni che possano dar loro speranze per il futuro».
Ieri pomeriggio una decina di aderenti al Coordinamento cittadino di lotta per la casa ha manifestato davanti al Campidoglio, per esprimere solidarietà a Cesaretti esponendo un cartello: «Vincè: Roma sta con te. Casa, reddito, dignità». «Stiamo parlando di una persona che si svegliava tutte le notti alle 3 per andare a consegnare il pane - racconta Danilo, un suo amico -. Quando, per problemi di salute, ha chiesto di essere spostato dal turno notturno a un qualsiasi altro servizio, è stato licenziato in tronco. Non è giusto. È un gran lavoratore, una persona dedita alla famiglia, un bravo uomo».
Ma non sono loro gli unici... I lavoratori autonomi... se non c'è il "mercato" non guadagnano un euro, mentre devono comunque pagare tasse, Inps, diritti a Consob, Camera di Commercio, ecc. ecc..Chi pensa a loro? (noi?)
Un’ora prima, uscendo dalla sua abitazione a Ponte di Nona, aveva incontrato un amico. «Gli ho chiesto dove andava - racconta l’uomo -. Non mi ha risposto e ha tirato dritto».
Vincenzo è giunto in Campidoglio, tra il colonnato e l’entrata Sisto IV, quella usata dai dipendenti comunali per accedere al palazzo. Poi si è cosparso di liquido infiammabile e si è dato fuoco. A soccorrerlo è stato un poliziotto, in servizio per la visita dei Reali di Svezia.
L’agente si è tolto il giubbotto e lo ha gettato sull’uomo per spegnere le fiamme, aiutato da alcuni dipendenti del Comune. «Sono disperato», ha confessato con un filo di voce ai soccorritori. «Sono un disoccupato, il mio è stato un gesto dimostrativo», ha confermato più tardi ai medici del Sant’Eugenio, dove è stato ricoverato per ustioni di secondo e terzo grado sul 20 per cento del corpo.
«S’è messo a piangere - ha raccontato la sua compagna Paola -. Mi ha detto che aveva dovuto farlo, perché nessuno lo stava ad ascoltare e gli dava risposte alla sua richiesta di disoccupazione. Aveva lavorato tre anni in una cooperativa. A ottobre era stato licenziato e da metà gennaio non si sa quante volte è andato all’Inps, per chiedere notizie per la disoccupazione. Continuavano a ripetergli di non sapere niente, di farsi vedere più in là». «Due giorni fa - conclude la donna - il direttore dell’Inps lo ha ricevuto e gli ha spiegato che la cooperativa aveva versato solo i contributi pensionistici, ma non quelli per il sussidio».
«Ciò che è accaduto non ci lascia indifferenti - dichiara l’assessore provinciale al Lavoro Massimiliano Smeriglio -. Verificheremo con rigore i comportanti dell’ex datore di lavoro e saremo al fianco di Vincenzo e della sua famiglia, per individuare possibili soluzioni che possano dar loro speranze per il futuro».
Ieri pomeriggio una decina di aderenti al Coordinamento cittadino di lotta per la casa ha manifestato davanti al Campidoglio, per esprimere solidarietà a Cesaretti esponendo un cartello: «Vincè: Roma sta con te. Casa, reddito, dignità». «Stiamo parlando di una persona che si svegliava tutte le notti alle 3 per andare a consegnare il pane - racconta Danilo, un suo amico -. Quando, per problemi di salute, ha chiesto di essere spostato dal turno notturno a un qualsiasi altro servizio, è stato licenziato in tronco. Non è giusto. È un gran lavoratore, una persona dedita alla famiglia, un bravo uomo».