da www.corriere.it
Quando si generano gli errori
E’ possibile, oggi, una ripetizione delle pandemie influenzali che uccisero milioni di persone, come la «Spagnola» nel 1918? In realtà il panico in proposito non appare giustificato: i sistemi di sorveglianza epidemiologica, attivati in tutto il mondo, sono molto più sofisticati che in passato e le misure di prevenzione e diagnosi più efficaci. Poi ci sono i farmaci e i vaccini: gli antivirali, scoperti in questi ultimi anni, funzionano.
Questa volta è la scienza che va ascoltata. Per non rischiare un altro «fiasco» come quello dell'amministrazione Ford, che, di fronte al panico di una nuova «spagnola», aveva vaccinato, nel 1976, 40 milioni di americani contro l’influenza. Inutilmente, perché l'epidemia non si è mai verificata. In questi giorni il nuovo virus, partito dal Messico (e simile a quello che si era diffuso in America sotto la presidenza di Gerald Ford), sta contagiando il mondo. Gli esperti, però, l’avevano previsto: le grandi mutazioni dei virus influenzali, quelli che provocano le grandi epidemie (pandemie) avvengono proprio nell'arco di una quarantina d’anni (la spagnola è del 1918, l'asiatica della fine degli anni Cinquanta); oggi, però, rassicura l'Organizzazione della Sanità, un'ipotetica pandemia si può evitare. I virus moderni prendono l’aereo ed è per questo che si diffondono così rapidamente.
Ma i sistemi di sorveglianza epidemiologica, attivati in tutto il mondo, sono molto più sofisticati che in passato: sono in grado di tenere sotto controllo la situazione e di suggerire misure di prevenzione. Basti pensare a quello che è stato messo in atto con la Sars e con l'aviaria: una sorta di «prova generale» che ha dimostrato la validità della collaborazione internazionale nell'affrontare l'emergenza. Il virus è nuovo, è vero, ma i genetisti stanno già leggendo il suo codice genetico. Questo significa la possibilità di avere test in tempi rapidi in grado di diagnosticare correttamente i casi di infezione. E poi ci sono i farmaci e i vaccini. Gli antivirali, che sono stati scoperti negli ultimi anni, funzionano contro questi nuovi agenti di infezione. E i virologi hanno già identificato il «cuore» del virus, quella parte contro la quale deve essere diretto il vaccino. Se un problema esiste è proprio quello della variabilità virale: di solito questi microrganismi cambiano rapidamente il loro «vestito» e sfuggono ai sistemi di intercettazione dell'organismo. Ecco perché il vaccino deve essere il più possibile mirato alla parte «immutabile». Ma anche qui le biotecnologie hanno fatto passi da gigante. Niente panico, dunque, e un appello alla popolazione, come fa la rivista Lancet: chi ha i soliti sintomi di influenza prenda le distanze dagli altri e metta in atto una forma di «autoisolamento». Sembrerà banale, ma funziona.
Adriana Bazzi
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