E' da un pezzo che cerco di capire dove sia l'errore, la fregatura... la storia non mi convinceva, quella della epidemia virale... le mascherine non le porta quasi nessuno qui nello stato del Quintana Roo.. i morti non ci sono. E di messicani in vacanza sulle spiagge della Riviera Maya (da Cancùn a Tulum, con al centro la famosa cittadina di Playa del Carmen) in questo mese infernale ve n'erano a iosa e tanti proprio dal DF (Città del messico Districto Federal). E le mascherine che avrebbero donato al Messico certi paesi come la Cina? Mai arrivati. Qui si vocifera, ma anche in Europa mi pervengono da più fonti, i dubbi sulla reale potenzialità del virus A H1N1 di divenire una pandèmia... bensì che possa trattarsi di un "diversivo" abilmente costruito dal Presidente messicano Calderòn assieme agli Stati Uniti per la cessione della PeMex, la compagnia petrolifera di bandiera.
Incredibile? Vero? Falso?
La cosa che comunque salta all'occhio e poi che il mio cervello poi si chiede, è: perché bloccare i voli internazionali soltanto il 5 di maggio e non nel corso dell'allarme rosso dichiarato dall'OMS ? Perchè?
La notizia della Pemex ceduta non appare da nessuna parte.. non se ne parla ufficialmente, come era ovvio. E' il Senato ad aver approvato in tutta fretta il disegno di legge passato lo scorso ottobre in parlamento per l'entrata a capitali stranieri nella compagnia di bandiera che è per i Messicani un simbolo di democrazia e libertà.
Il bello... è che ormai all'influenza killer, incominciano tutti a non crederci più.
Leggete il testo di questi blogger e meditate...
Il Presidente messicano Felipe Calderon l'ha ormai ammesso candidamente e chiaramente la settimana scorsa a Los Angeles:
La capacità del Messico di produrre petrolio sta declinando perché le nostre riserve sono in esaurimento. Probabilmente dureranno solo altri 9 anni.
Il Messico ha (aveva) molto petrolio: è il terzo Paese a esportare petrolio in USA (dopo Canada e Venezuela), e il 40% delle entrate dello Stato messicano derivano proprio dal petrolio.
La mucca spremuta si chiama Pemex, compagnia nazionale statale che estrae il greggio da tutto il golfo del Messico. Effettivamente, è da tempo che si vocifera di una depletion dei giacimenti messicani, specialmente di Cantarell che è il terzo giacimento del mondo per dimensioni.
Noi siamo abituati a vedere i Paesi petroliferi, specialmente quelli con compagnie statali, negare recisamente ogni difficoltà di produzione e problemi di riserve. Come mai il Messico fa eccezione, e annunciapetrolio in esaurimento urbi et orbi addirittura per bocca del suo presidente? I più maliziosi pensano al solito zampino dellecompagnie statunitensi: Calderon ha infatti suggerito di chiederne l'aiuto per quanto riguarda tecnologie estrattive più avanzate, che consentano di sfruttare meglio ciò che rimane nei pozzi. Dietro questa dichiarazione apparentemente soft, c'è chi ci legge il primo passo per la privatizzazione della Pemex e la sua svendita alle compagnie straniere, col presidente complice. Dare via uno dei simboli della nazione, una vera bandiera del Messico, e sua principale fonte di guadagno è davvero impensabile: accadrà sul serio?
http://www.carta.org/campagne/dal+mondo/15562
Il governo messicano svende la Pemex
Marica Di Pierri Associazione A Sud [29 Ottobre 2008]
In un palazzo blindato e protetto dai militari, il senato messicano ha approvato la «riforma» dell'industria petrolifera che apre la strada alla privatizzazione dell'impresa pubblica Pemex, nazionalizzata settant'anni fa con una raccolta di fondi popolare
Il 24 ottobre scorso il senato messicano, asserragliato in una torre blindata e protetta da 1200 poliziotti federali in seduta antisommossa, ha approvato con soli 10 voti contrari il pacchetto di sette leggi che consentirà l’ingresso di capitali privati nella Petroleos Mexicanos – Pemex, la storica impresa petrolifera pubblica del paese. La votazione è avvenuta a chilometri di distanza dalla sede del parlamento assediata da giorni dai manifestanti che chiedevano la rinuncia del governo alla riforma energetica.
La Pemex non rappresenta soltanto il 40 per cento delle entrate fiscali del paese, ma fa parte dell’identità collettiva del Messico. Nazionalizzata nel 1938 dal presidente Lazaro Cardenas, per riscattarla l’allora governo lanciò una sorta di azionariato popolare chiedendo alla popolazione di collaborare con i propri [pochi] averi a rilevare l’impresa. Da allora, la Pemex ha salvato l’economia messicana dal baratro del fallimento in diverse occasioni, e sempre più nel cuore dei messicani è divenuta una delle fondamenta su cui poggiano indipendenza e democrazia. La riforma varata nei giorni scorsi mette fine a molte delle restrizioni alla partecipazione di capitali stranieri nell’impresa, prevede per la compagnia un regime di autonomia finanziaria [non più subordinato allo stato] e consente la concessione a terzi di campi petroliferi per le attività di indagine, estrazione e trasporto di idrocarburi. Secondo il Centro Studi sulla Finanza Pubblica del Messico, la riforma della Pemex provocherà a medio e lungo termine una caduta verticale nelle entrate fiscali federali tali da rendere inevitabile il ricorso a ingenti tagli nella spesa pubblica. Proprio sulla Pemex e sul petrolio del golfo del Messico si erano giocati i destini delle elezioni del 2006. Durante la campagna elettorale Felipe Calderòn aveva promesso al popolo e soprattutto agli Stati uniti una riforma energetica tale da svecchiare il mercato e favorire investimenti stranieri per rinnovare le ormai obsolete infrastrutture petrolifere nazionali. Nessun accenno al peso economico che hanno le entrate della Pemex sul bilancio messicano, né ai rischi che l’economia del paese correrebbe se non potesse più contare sugli utili del petrolio.
Contro la riforma si sono mossi il numero uno dell’opposizione, Andres Manuel Lopez Obrador ma anche un movimento popolare trasversale, numerosissimo, riunito nel Movimento in Difesa del Petrolio. Nonostante il montare delle proteste e delle manifestazioni in difesa della Pemex e anche grazie a una campagna di informazione faziosa e martellante a favore della riforma, a ottobre il governo ha deciso di serrare le fila, legittimando l’intervento delle forze armate pur di approvare la riforma in tempi brevi.
Durante il voto, alla presenza delle forze armate, hanno votato a favore i partiti di governo Pan e Pri, i Verdi Ecologisti ma anche la maggioranza del partito di opposizione, il Partito della Rivoluzione Demacratica, disattendendo le indicazioni del leader Lopez Obrador. Persino l’ultima fragile barriera interposta da Obrador alla riforma – che limitava la possibilità di concedere interi blocchi a imprese straniere per attività esplorative o di sfruttamento – è stata rigettata dal parlamento. Dopo l’approvazione in Senato è arrivata a stretto giro l’approvazione della Commissione per l’energia della Camera dei deputati, avvenuta senza discussione in aula e in meno di 5 ore.
Secondo molti, la fretta con la quale si sta approvando la riforma petrolifera è segno chiaro della volontà di arrivare all’approvazione del pacchetto di leggi battendo sul tempo le numerose manifestazioni di piazza convocate in difesa della Pemex questa settimana. Manifestazioni però ampiamente confermate, che minacciano di bloccare il paese per difendere gli interessi nazionali contro quelli, sempre più forti e invadenti, delle compagnie petrolifere straniere che già bussano alla porta.
http://foros2.esmas.com/discusiones/Noticieros_Televisa/Mexico/CONOCES_A_ALGUIEN_QUE_TENGA_INFLUENZA_QUE_HAY_DETRAS_DE_EL_VIRUS/8671