Fonte: Focus on Finance
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BANCO POPOLARE Emergenza finita, la Borsa ci crede
di: Marino Masotti
Banco Popolare potrebbe essere la prossima banca italiana costretta a smentire le proprie smentite per varare una ricapitalizzazione e rendere più solidi i propri requisiti patrimoniali. Ieri il titolo ha perso quasi il 15% ed è stato penalizzato anche dalle voci di un imminente aumento di capitale: oggi la banca veronese ha cercato di rinfrancare gli animi comunicando che "sulla base delle stime al 30 settembre non emergono impatti rilevanti sui ratios patrimoniali del gruppo rispetto a quanto già comunicato in occasione dei dati al 30 giugno". Il riferimento è all'obiettivo di un ratio Tier 1 del 7,5% a fine anno. Dopo una serie di saliscendi, a metà pomeriggio il titolo perde lo 0,5% a 8,76 euro. Nel corso della mattinata la maggior parte dei dirigenti del gruppo, circa l'85% del totale, ha messo mano al portafoglio per comprare in Borsa 260 mila titoli, circa 2,4 milioni di euro a 9,2 euro per azione. La società nata nell'estate del 2007 dalla fusione tra Banca Popolare Italiana e Banco Popolare di Verona e Novara, si è ritrovata più gracile dopo il matrimonio ed ha dovuto correre ai ripari con una drastica dismissione di asset. L'amministratore delegato Fabio Innocenzi è stato rapido nel procedere con lo smobilizzo, e a fine giugno aveva annunciato che, grazie ad alcune cessioni di asset già avviate (ma non ancora concluse), il Tier 1 ratio calcolato pro forma (come se le vendite fossero state già chiuse) era del 7,4%. In realtà, il valore puntuale a quella data era il 5,6%, un livello che desta qualche preoccupazione nella tempesta finanziaria attuale. Le più importanti istituzioni finanziarie del mondo si trovano in sala di rianimazione e l'euribor, salito ai massimi storici, indica che la diffidenza tra una banca e l'altra è massima. Quindi, è la semplice prudenza che suggerisce di pensare che chi si è impegnato a comprare le attività della banca, possa ora ripensarci, o semplicemente chiedere uno slittamento del pagamento.
Quanto successo a Unicredito indica che in questo momento trovarsi con i coefficienti patrimoniali "tirati" è una faccenda delicatissima, perché quello è l'elemento che mette più in apprensione i mercati. La banca milanese, che aveva un Core Tier 1 ratio del 5,7% a giugno, e contava di salire sopra il 6% entro la fine dell'anno, ha annunciato domenica una ricapitalizzazione da 6,6 miliardi di euro che porterà i livelli di patrimonializzazione oltre la soglia della tranquillità del 6,5%. Banco Popolare si trova in una situazione non troppo diversa: è in mezzo al guado proprio quando la corrente si fa più forte. Il Core Tier 1 comunicato dalla società a fine giugno era pari al 5,9%, ma si trattava di un dato pro forma che teneva conto di operazioni che a oggi non sono ancora del tutto chiuse: se tutto dovesse filare liscio e le dismissioni seguissero il loro corso regolare, si arriverebbe a fine anno tra il 6% ed il 6,5%. Gli analisti, anche quelli che non hanno giudizi negativi, sono cauti e si aspettano che il Core Tier 1 di Banco Popolare arriverà al 6% a fine anno ed al 6,3% a fine 2009, livelli che non garantiscono piena sicurezza quando nessuno si fida più di nessuno. Gli analisti più pessimisti si aspettano, invece, un Core Tier 1 a fine anno del 5,6%. La settimana scorsa Merrill Lynch ha abbassato il giudizio ad underperform ed ha avvertito che la banca, tra le popolari, è quella con la "flessibilità sul capitale più bassa, in quanto ha già sfruttato a pieno le opportunità delle emissioni di titoli ibridi". Gli analisti Andrea Filtri ed Antonio Guglielmi affermano di non aspettarsi alcun miglioramento o beneficio per quanto riguarda il fardello Banca Italease, partecipata al 30,7% che si trova in difficoltà e deve essere aiutata con linee di credito speciale di oltre 4 miliardi di euro. Banco Popolare spera di riuscire a vendere almeno una parte di Efibanca: la banca d'affari del gruppo è sul mercato, senza esiti, dal 2005. Questo non sembra proprio il momento adatto per piazzare a qualcuno una merchant bank: "Siamo scettici sulla possibilità che si faccia sotto un compratore" si legge nella nota di Merrill Lynch.
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