Pubblico questo argomento iniziato da Marcello Foa nonché uno dei tanti interessantissimi interventi. Per avere una idea completa della discussione vi rimando al Blog di Marcello Foa.
L’altro giorno sul metro ho sentito un uomo sulla sessantina esclamare con aria soddisfatta: “Aveva ragione Marx, quando affermava che il capitalismo si sarebbe impiccato da sè“. Oggi il radiogiornale di Radio 24 ha annunciato che in Germania le vendite de il Capitale di Marx sono triplicate nelle ultime settimane, proprio in coincidenza con la crisi dei subprime…. E forse siamo solo all’inizio.
Intendiamoci: la casta finanziaria ha sbagliato generando la bomba dei derivati, gli imprenditori delle grandi multinazionali e delle banche hanno creato un sistema che consentiva loro di accumulare ricchezze immense e immeritate, senza mai pagare il prezzo degli errori che loro stesso commettevano, la classe politica non ha esercitato il proprio dovere di vigilanza e di controllo; anzi si è fatta coinvolgere e corrompere. Tutto questo va denunciato con chiarezza, ma Marx continua ad avere torto.
Il libero mercato non è fallito, continua ad essere il miglior sistema possibile. Il problema è che il capitalismo è stato snaturato: il suo scopo è, da sempre, quello di favorire l’accumulo di capitale da parte dell’individuo, mentre le degenerazioni finanziarie degli ultimi vent’anni lo hanno trasformato in una cosa diversa: nel “debitalismo” ovvero nell’accumulo di debiti anziché di capitale. Per sopravvivere, per sostenere consumi al di sopra delle proprie disponibilità e dunque per drogare la crescita, creando non vero, solido benessere, basato sul risparmio e sul reddito reale, ma una ricchezza illusoria . Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna il debitalismo ha raggiunto proporzioni enormi, come ho ricordato in un post recente, noi europei continentali eravamo sulla stessa strada.
Ora la bolla è scoppiata. Soffriremo, ma questa crisi può essere salutare e può permetterci di ripartire su basi più solide. I sistemi liberali riescono a correggere i propri errori, quelli comunisti no e per questo i “rossi” hanno perso la sfida con la storia. Di un revival di Marx non si sente proprio il bisogno.
Davide Scrive: October 19th, 2008 at 7:09 pm
La ringrazio. Colgo l’occasione, allora, per lanciare qualche spunto di riflessione in merito.Supponiamo che solo io ed il mio vicino vendiamo caramelle. Entrambi siamo integralmente proprietari della nostra attività; nessuno dei due ha debiti. Domani la banca centrale ci da la possibilità di avere a prestito tutto il denaro che vogliamo a tasso 0. Io non li prendo; il mio concorrente sì, e con tali soldi si compra un negozio meraviglioso. Tutti gli acquirenti vanno dal mio concorrente: io fallisco e chiudo. Chi non sta al gioco del “denaro facile” è estromesso dal mercato. E’ un meccanismo di mercato, di scelte individuali, o indotto?In tal modo, inoltre, il sistema bancario ha un potere eccezionale sul mercato della vendita di caramelle, dato che i venditori rimasti sono fortemente indebitati col sistema bancario. Alla minima difficoltà, saranno le banche ad avere il controllo di questo mercato; controlleranno anche l’ingresso di nuovi operatori, che potranno entrarvi solo indebitandosi fortemente col sistema bancario stesso.Altro spunto: se su 100 persone solo 10 hanno il denaro necessario per comprarsi la casa, il prezzo di una casa sarà, immaginiamo, di 1000. Arriva il sistema bancario con l’easy denaro, e da a tutti e 100 il denaro a prestito (low cost) per comprarsi la casa. Tutti decidono di comprare casa. Cosa succede ai prezzi delle case? Aumentano notevolmente; diciamo che arrivano a 2000. Risultato? Tutti, inclusi i primi 10, ora devono indebitarsi per potersi comprare una casa. E’ un meccanismo naturale od indotto? Il potere del sistema bancario sulle persone (e sulle case) è aumentato o diminuito? Le case sono sempre quelle (anche se valgono nominalmente di più); non vi è maggiore ricchezza reale. Però è cambiata la rappresentazione di tale ricchezza: anzichè proprietari semplici, abbiamo proprietari indebitati in proporzione all’aumento di prezzi, che è dovuto alla maggiore domanda dovuta all’aumento artificiale del credito.Altro spunto: supponiamo che tutti vogliano indebitarsi per motivi “culturali”. Senza sistema bancario pronto ad inventare il denaro necessario, ci si può indebitare solo nella misura in cui esistono risparmi di altri. Se la domanda di prestiti aumenta, ne aumenterà logicamente anche il prezzo, dato dai tassi di interesse. Di conseguenza aumenterà il risparmio (incentivato dai maggiori rendimenti), e diminuirà la domanda (più i tassi sono alti, meno saranno disposti a chiedere denaro a prestito). Con l’intervento delle autorità monetarie cosa succede? Che i tassi di interesse non salgono; anzi, scendono, per loro discrezionale decisione e non per meccanismi di mercato. Risultato? la domanda di denaro a prestito aumenta, mentre la propensione al risparmio logicamente diminuisce. Il risparmio svanisce ed i debiti sono sempre di più. Il rapporto risparmio/debito è “naturale”, “culturale” o è indotto dalla manipolazione del mercato del credito da parte della autorità?Ruolo congiunto di autorità monetarie e politiche fiscali: l’aumento della quantità di moneta ed i tassi di interesse artificialmente bassi provocano inflazione. Quanto rende il risparmio? Rende i tassi nominali meno l’inflazione (entrambi frutto dell’operato delle autorità monetarie), cioè i tassi reali. Con le condizioni degli ultimi anni abbiamo tassi reali negativi: se oggi non compro pere ma risparmio denaro, domani ci compro meno pere di quante ne avrei potute comprare oggi. Questo aspetto, da solo, disincentiva totalmente il risparmio; lo rende assurdo ed economicamente sconveniente. Aggiungiamoci il fisco: questo tassa le “rendite finanziarie”, cioè il risparmio, sui rendimenti nominali, non su quelli reali (che sono negativi). Ignora completamente l’inflazione. Risultato? Oltre ai tassi negativi, avremo anche l’erosione del capitale (del risparmio) data dal fisco, cioè un altro meccanismo per rendere economicamente sconveniente il risparmio. Dall’altro lato, abbiamo che l’inflazione (perpetua, e che NON è un fenomeno naturale, ma una creazione dell’espansione monetaria; ci sembra naturale perchè negli ultimi decenni è stato sempre così, ma NON è stato sempre così. Non era così prima che le autorità monetarie centrali avessero il controllo monopolistico di fiat money e credito) riduce il valore dei debiti in termini reali. Se per rimborsare il debito di 100 devo vendere 100 pere, l’inflazione fa sì che col passare del tempo debba vendere 98 pere, 96 pere, 94 pere. I debitori sono costantemente avantaggiati dall’inflazione, e sono evidentemente incentivati a farlo. Aggiungiamo il fisco: anzichè tassare, permette di detrarre/dedurre parte del costo del debito, degli interessi. Altro “sconto” a vantaggio dei debitori. Altro incentivo economico al debito. Con queste condizioni, economicamente parlando, solo un cretino (come me) non si indebita. E solo un cretino (è una provocazione, nessuno se la prenda) risparmia. Sono le condizioni (imposte dall’alto) che vanno contro ogni logica di buon senso e di saggezza. Contro ciò che ogni padre degno di questo nome insegnerebbe al proprio figlio.E’ CAPITALISMO quello in cui il mercato dei CAPITALI è soggetto totalmente al controllo, alle distorsioni, ed ai prezzi imposti da un’autorità pubblica più o meno controllata dalla politica e dal “pubblico” (la BCE chi l’ha istituita? la politica od il mercato? Chi ha dato lei questo potere? Chi ha nominato Greenspan e Bernanke negli Usa?)?Perchè i manager non criticano questo sistema?Perchè il sistema bancario ha solo da guadagnarci da questo sistema, ed è “colluso” con la politica (vedasi banchieri che votano alle primarie del PD, vedasi Paulson che passa da Goldman Sachs alla politica, Draghi stesso che passa da Goldman Sachs a controllore pubblico; la politica, d’altronde, ha in questo modo uno straordinario strumento di potere: sulla proprietà di tutto quanto, sulle scelte delle persone, ecc.).Ed i manager delle grandi imprese? Sono i Colaninno a guadagnarci da questo sistema, non le imprese in generale. Vorrei vedere se si lamentano pure. In Italia abbiamo grandi imprese che stanno in piedi solamente grazie ad aiuti pubblici e sostegno delle banche. Anch’esse fanno parte del sistema debitalistico.La piccola-media impresa, quella che sta in piedi da sola, invece ci rimette. E non mi pare che difenda granchè questo sistema, anche se va detto che, con gli “incentivi” al debito, col fatto che solo indebitandosi si sta sul mercato (primo punto esposto), si entra a far parte del giro e ne si diventa dipendenti. A quel punto, difenderlo è l’unico modo per assicurarsi la propria sopravvivenza (una volta indebitatisi, un credit crunch facilmente ti spazza via).Più tardi si smantella tale sistema, peggiori saranno le conseguenze da sopportare. Tutto il sistema produttivo è distorto da questo sistema di pianificazione e controllo economico finto. Non si crea ricchezza, nè niente di reale, stampando foglietti di carta o scrivendo sul computer di qualcun altro: “adesso hai 1 miliardo di euri da spendere”. Non esiste quel miliardo di euri nel mondo reale, e qualcuno dovrà pagarlo.
La ringrazio. Colgo l’occasione, allora, per lanciare qualche spunto di riflessione in merito.Supponiamo che solo io ed il mio vicino vendiamo caramelle. Entrambi siamo integralmente proprietari della nostra attività; nessuno dei due ha debiti. Domani la banca centrale ci da la possibilità di avere a prestito tutto il denaro che vogliamo a tasso 0. Io non li prendo; il mio concorrente sì, e con tali soldi si compra un negozio meraviglioso. Tutti gli acquirenti vanno dal mio concorrente: io fallisco e chiudo. Chi non sta al gioco del “denaro facile” è estromesso dal mercato. E’ un meccanismo di mercato, di scelte individuali, o indotto?In tal modo, inoltre, il sistema bancario ha un potere eccezionale sul mercato della vendita di caramelle, dato che i venditori rimasti sono fortemente indebitati col sistema bancario. Alla minima difficoltà, saranno le banche ad avere il controllo di questo mercato; controlleranno anche l’ingresso di nuovi operatori, che potranno entrarvi solo indebitandosi fortemente col sistema bancario stesso.Altro spunto: se su 100 persone solo 10 hanno il denaro necessario per comprarsi la casa, il prezzo di una casa sarà, immaginiamo, di 1000. Arriva il sistema bancario con l’easy denaro, e da a tutti e 100 il denaro a prestito (low cost) per comprarsi la casa. Tutti decidono di comprare casa. Cosa succede ai prezzi delle case? Aumentano notevolmente; diciamo che arrivano a 2000. Risultato? Tutti, inclusi i primi 10, ora devono indebitarsi per potersi comprare una casa. E’ un meccanismo naturale od indotto? Il potere del sistema bancario sulle persone (e sulle case) è aumentato o diminuito? Le case sono sempre quelle (anche se valgono nominalmente di più); non vi è maggiore ricchezza reale. Però è cambiata la rappresentazione di tale ricchezza: anzichè proprietari semplici, abbiamo proprietari indebitati in proporzione all’aumento di prezzi, che è dovuto alla maggiore domanda dovuta all’aumento artificiale del credito.Altro spunto: supponiamo che tutti vogliano indebitarsi per motivi “culturali”. Senza sistema bancario pronto ad inventare il denaro necessario, ci si può indebitare solo nella misura in cui esistono risparmi di altri. Se la domanda di prestiti aumenta, ne aumenterà logicamente anche il prezzo, dato dai tassi di interesse. Di conseguenza aumenterà il risparmio (incentivato dai maggiori rendimenti), e diminuirà la domanda (più i tassi sono alti, meno saranno disposti a chiedere denaro a prestito). Con l’intervento delle autorità monetarie cosa succede? Che i tassi di interesse non salgono; anzi, scendono, per loro discrezionale decisione e non per meccanismi di mercato. Risultato? la domanda di denaro a prestito aumenta, mentre la propensione al risparmio logicamente diminuisce. Il risparmio svanisce ed i debiti sono sempre di più. Il rapporto risparmio/debito è “naturale”, “culturale” o è indotto dalla manipolazione del mercato del credito da parte della autorità?Ruolo congiunto di autorità monetarie e politiche fiscali: l’aumento della quantità di moneta ed i tassi di interesse artificialmente bassi provocano inflazione. Quanto rende il risparmio? Rende i tassi nominali meno l’inflazione (entrambi frutto dell’operato delle autorità monetarie), cioè i tassi reali. Con le condizioni degli ultimi anni abbiamo tassi reali negativi: se oggi non compro pere ma risparmio denaro, domani ci compro meno pere di quante ne avrei potute comprare oggi. Questo aspetto, da solo, disincentiva totalmente il risparmio; lo rende assurdo ed economicamente sconveniente. Aggiungiamoci il fisco: questo tassa le “rendite finanziarie”, cioè il risparmio, sui rendimenti nominali, non su quelli reali (che sono negativi). Ignora completamente l’inflazione. Risultato? Oltre ai tassi negativi, avremo anche l’erosione del capitale (del risparmio) data dal fisco, cioè un altro meccanismo per rendere economicamente sconveniente il risparmio. Dall’altro lato, abbiamo che l’inflazione (perpetua, e che NON è un fenomeno naturale, ma una creazione dell’espansione monetaria; ci sembra naturale perchè negli ultimi decenni è stato sempre così, ma NON è stato sempre così. Non era così prima che le autorità monetarie centrali avessero il controllo monopolistico di fiat money e credito) riduce il valore dei debiti in termini reali. Se per rimborsare il debito di 100 devo vendere 100 pere, l’inflazione fa sì che col passare del tempo debba vendere 98 pere, 96 pere, 94 pere. I debitori sono costantemente avantaggiati dall’inflazione, e sono evidentemente incentivati a farlo. Aggiungiamo il fisco: anzichè tassare, permette di detrarre/dedurre parte del costo del debito, degli interessi. Altro “sconto” a vantaggio dei debitori. Altro incentivo economico al debito. Con queste condizioni, economicamente parlando, solo un cretino (come me) non si indebita. E solo un cretino (è una provocazione, nessuno se la prenda) risparmia. Sono le condizioni (imposte dall’alto) che vanno contro ogni logica di buon senso e di saggezza. Contro ciò che ogni padre degno di questo nome insegnerebbe al proprio figlio.E’ CAPITALISMO quello in cui il mercato dei CAPITALI è soggetto totalmente al controllo, alle distorsioni, ed ai prezzi imposti da un’autorità pubblica più o meno controllata dalla politica e dal “pubblico” (la BCE chi l’ha istituita? la politica od il mercato? Chi ha dato lei questo potere? Chi ha nominato Greenspan e Bernanke negli Usa?)?Perchè i manager non criticano questo sistema?Perchè il sistema bancario ha solo da guadagnarci da questo sistema, ed è “colluso” con la politica (vedasi banchieri che votano alle primarie del PD, vedasi Paulson che passa da Goldman Sachs alla politica, Draghi stesso che passa da Goldman Sachs a controllore pubblico; la politica, d’altronde, ha in questo modo uno straordinario strumento di potere: sulla proprietà di tutto quanto, sulle scelte delle persone, ecc.).Ed i manager delle grandi imprese? Sono i Colaninno a guadagnarci da questo sistema, non le imprese in generale. Vorrei vedere se si lamentano pure. In Italia abbiamo grandi imprese che stanno in piedi solamente grazie ad aiuti pubblici e sostegno delle banche. Anch’esse fanno parte del sistema debitalistico.La piccola-media impresa, quella che sta in piedi da sola, invece ci rimette. E non mi pare che difenda granchè questo sistema, anche se va detto che, con gli “incentivi” al debito, col fatto che solo indebitandosi si sta sul mercato (primo punto esposto), si entra a far parte del giro e ne si diventa dipendenti. A quel punto, difenderlo è l’unico modo per assicurarsi la propria sopravvivenza (una volta indebitatisi, un credit crunch facilmente ti spazza via).Più tardi si smantella tale sistema, peggiori saranno le conseguenze da sopportare. Tutto il sistema produttivo è distorto da questo sistema di pianificazione e controllo economico finto. Non si crea ricchezza, nè niente di reale, stampando foglietti di carta o scrivendo sul computer di qualcun altro: “adesso hai 1 miliardo di euri da spendere”. Non esiste quel miliardo di euri nel mondo reale, e qualcuno dovrà pagarlo.
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