giovedì 11 dicembre 2008

Websim Journal: Fiat

Fiat ha rinunciato all’ambizione di restare indipendente ed è alla ricerca di un partner, un costruttore auto con cui condividere gli enormi sforzi di investimento necessari per realizzare nuovi modelli. La linea, indicata dall’amministratore delegato Sergio Marchionne nell’intervista pubblicata ieri da Automotive News, è condivisa dagli Agnelli, consapevoli che il livello di investimenti richiesti per tenere in piedi un’attività con ritorni sempre più incerti e sempre più modesti è difficilmente sostenibile anche per i loro portafogli.

Il presidente della Ifil, John Elkann, è al fianco di Marchionne: “In uno scenario di consolidamento, trovare il giusto partner e la giusta combinazione diventa la priorità”, ha detto al Wall Street Journal il nipote di Giovanni Agnelli. Messo di fronte alla prospettiva di un destino analogo a quello di Chrysler e Gm, Elkann avverte che il socio di riferimento, cioè la sua famiglia,  è pronto a diluirsi ed a rivedere l’attuale livello di presa sul gruppo: “Il livello della partecipazione diventerebbe di secondaria importanza rispetto alla posizione competitiva e al valore aggiunto apportato da una nuova combinazione”.

Avanzare previsioni sul nome del soggetto con cui Fiat potrebbe aggregarsi è un esercizio complicatissimo perché i costruttori auto, nel corso dei decenni, sono diventati dei veri e propri principati con reti di relazioni paragonabili alla diplomazia vaticana: alleanze industriali con soggetti con cui ci si contende il mercato, intese commerciali trasversali, accordi tattici o strategici con governi ed istituzioni pubbliche. C’è poi da tenere in considerazione il fatto che dentro il gruppo non ci sono soltanto le automobili ma anche Ivevo e Cnh, due asset di pregio che gli Agnelli, probabilmente lasceranno fuori dall’alleanza.

Se si prova a ignorare le spinte della politica ed a tralasciare l’ingegneria finanziaria che l’operazione richiederebbe, la ricerca del partner ideale per Fiat diventa più semplice: “Ci sono solo due nomi: il primo è Bmw, un gruppo con cui ci sono già stati dei contatti, il secondo è Peugeot”, afferma un analista di una sim milanese che preferisce non comparire con il nome.

L’esperto spiega che la casa bavarese ha bisogno di quella torinese per risolvere i problemi posti dall’introduzione di norme sempre più severe sulle emissioni di anidride carbonica: da una parte c’è un gruppo che produce automobili di alta gamma con motori potenti che scaricano nell’atmosfera forti quantità di CO2, dall’altra c’è un costruttore che ha il punto di forza nelle autovetture di piccola cilindrata con basso impatto ambientale.

Lo schema del piano Ue di contenimento delle emissioni di gas, costringe i costruttori di auto di cilindrata medio-alta ad inserire nel proprio portafoglio prodotti vetture di piccola cilindrata in grado di abbassare il livello medio di emissione di anidride carbonica dell’intera flotta. Fiat è oggi il gruppo europeo posizionato meglio rispetto alle istanze ecologiche e potrebbe far valere questo elemento al tavolo del negoziato. Dall’altra parte la casa torinese è oggi una specie di Wal-Mart dell’auto (definizione di Sergio Marchionne). Insieme, Fiat e Bmw andrebbe ad occupare tutte le fasce del mercato, dall’alto di gamma alle utilitarie.

Le logiche che legittimano la fusione con Peuget sono ovviamente di natura quasi opposta. L’analista afferma che in questo caso si tratterebbe di due soggetti con connotati simili: i benefici sarebbero tutti nella messa in comune di strutture analoghe e nelle imponenti sinergie derivanti dallo sfruttamento delle economie di scala. Fiat e Peugeot, insieme, si avvicinano a quel livello di massa critica minima indicato da Marchionne: cinque milioni e mezzo di autovetture l’anno. La casa italiana ha prodotto nei primi nove mesi dell’anno 1,7 milioni di auto, quella francese 2,4 milioni.    

L’analista precisa che l’aggregazione con Peugeot ha meno probabilità di successo di quella con Bmw in quanto, per poter dare risultati, dovrebbe prevedere la chiusura dei siti produttivi meno efficienti.

www.websim.it

Nessun commento:

Riviera Maya

a love message

Visitors